Ricadute della manovra finanziaria

manovra economica Consiglio comunale straordinario 26 settembre 2011

Intervento del Consigliere PD Francesco Errani

CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO

Ringrazio gli Assessori presenti, ringrazio anche e soprattutto le parti sociali che sono intervenute questa mattina. È stata un'occasione di riflessione ma anche di proposte. Ci siamo chiesti, abbiamo chiesto loro di capire cosa può fare il Comune rispetto alle sue competenze. Io credo che le parole chiave in questo momento siano due, quella che abbiamo ascoltato di più in questi giorni che è la parola recessione, è una parola che fa paura, che rischia di immobilizzare un Paese e anche una città. È una parola che ti costringe a pensare solo in termini di tagli o di tariffe. La manovra, lo abbiamo detto, ha un costo enorme. Chi rischia di pagarne il conto è il cittadino, l'impiegato, il piccolo commerciante, la famiglia, i giovani e soprattutto chi è più debole.
Ricordava il collega Pieralisi la puntata di ieri sera di Iacona Presa diretta. Descrive un Paese in difficoltà, dove aumentano le disuguaglianze, un Paese pieno di fratture economiche, sociali, territoriali. Sono immagini terribili, difficili da accettare, soprattutto per chi vuole fare politica, ma è una motivazione in più per provare insieme a trovare delle soluzioni. In Emilia Romagna, a Bologna, dobbiamo però raccontare un'altra storia. l'Emilia Romagna è una Regione ricca perché storicamente ha investito nel welfare. Ha fatto questa scelta a differenza di altre Regioni. Ha investito nel welfare sapendo, prima il collega parlava di coesione sociale, che questo era un vantaggio per tutti. Pensando ai nidi e legandoli all'occupazione femminile, investendo nella scuola e quindi nell'apprendimento, nella possibilità di crescita per i giovani, pensando e immaginando una società non di sudditi, non di dipendenti, come abbiamo visto ieri sera, ma una società di cittadini attivi in grado di poter dare un contributo. Voglio anche io ricordare e sottolineare la questione dei giovani. L'Ocse ci dice che questo non è un Paese per giovani. Sono precari metà dei giovani; uno su tre è disoccupato. Dobbiamo anche dirci che i giovani precari sono ormai già vecchi, perché sono quarantenni. Dobbiamo dirci che i giovani ricercatori sono già vecchi e dobbiamo dirci che il laureato oggi con un master rischia di dover fare un colloquio per un call center. Questo è umiliante. È umiliante per una generazione che desidera dare un contributo. Dobbiamo sapere che questi sono i nostri figli, i nostri nipoti. E una politica che non ha attenzione verso i giovani, è una politica che non ha attenzione verso il futuro del Paese.

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