5 anni senza Giulio Regeni

Era il 25 gennaio 2016, l'ultimo giorno di un giovane ricercatore italiano, ucciso e torturato in Egitto. Giulio Regeni aveva 28 anni ed era un dottorando dell’Università di Cambridge. Il suo corpo, con i segni di innumerevoli torture, venne trovato nove giorni dopo, il 3 febbraio, abbandonato al lato di una strada.

A Giulio sono stati violati tutti i diritti umani, compreso il diritto ad avere verità.

A cinque anni dall'assassinio di Giulio, la verità è ancora lontana, nonostante il grande lavoro della magistratura italiana. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che "l'azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità”. È stata fissata al 29 aprile prossimo l'udienza preliminare davanti al gup di Roma per i quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell'omicidio di Giulio Regeni. Nei loro confronti, le accuse sono di sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

5 anni senza Giulio Regeni

Da parte sua, però, l’Egitto ha deciso di non collaborare con le autorità italiane e non processerà i rapitori e gli assassini di Regeni, che giudica “ignoti”.

In occasione dell'anniversario, il caso di Giulio Regeni viene discusso oggi nel Consiglio Esteri dell’Unione Europea e la speranza è che i Ministri UE decidano per nuove iniziative che permettano di arrivare finalmente alla verità.

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Domanda di attualità “Scuola e trasporti”

Question Time, chiarimenti sul questionario distribuito da Tper alle famiglie degli studenti. L'assessore Claudio Mazzanti ha risposto, in seduta di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Francesco Errani (Partito Democratico) sul questionario distribuito da Tper alle famiglie degli studenti.

La domanda del consigliere Errani:

"Gentile Assessore, l'azienda Tper sta distribuendo un questionario alle famiglie degli studenti delle scuole superiori di Bologna che riguarda l'analisi del bisogno di trasporto pubblico, così da ricevere un quadro preciso degli spostamenti degli studenti in città. Considerato che i continui rinvii dei tempi e delle modalità di riapertura delle scuole sta generando confusione e preoccupazione nelle famiglie e negli studenti, provocando sfiducia nelle Istituzioni, dalle quali l'educazione sembra non essere considerata una priorità. L’indagine di Tper, inoltre, ha creato preoccupazione nelle famiglie, Scuola e trasportiperché si ritiene dovesse essere una analisi già realizzata da tempo per progettare il potenziamento ulteriore dei servizi con nuovi bus e la possibilità di evitare assembramenti alle fermate.

Chiedo di poter offrire alle famiglie e agli studenti maggiore chiarezza nelle scelte che riguardano i trasporti e le scuole, in particolare per garantire sicurezza sia dentro gli autobus che fuori, alle fermate.
Qual è il lavoro realizzato dal Comune, in collaborazione con Città metropolitana, Regione, azienda di trasporto Tper e Prefettura?
Anche per individuare le eventuali criticità ed intervenire per porvi rimedio?"

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L’inverno dei migranti sulla rotta balcanica

L’inverno dei migranti sulla rotta balcanicaNon solo il Mediterraneo, c'è anche la rotta balcanica tra le vie d'ingresso in Europa di migranti e richiedenti asilo. Nel corso degli ultimi cinque anni, sono state centinaia di migliaia le persone fuggite dai loro Paesi in difficoltà, a causa di guerre o persecuzioni. Dal 2018, il passaggio su questa rotta termina spesso in Bosnia, dove attualmente le stime parlano di circa 9mila tra migranti e richiedenti asilo ospitati in cinque campi: due vicino a Sarajevo e tre nel cantone di Una - Sana. Si tratta di intere famiglie, uomini e donne, ragazzi e minori non accompagnati provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria e Iraq.

Le condizioni per migranti e richiedenti asilo bloccati lungo la rotta balcanica sono disumane e inaccettabili. Circa 900 persone vivono in campi e alloggi di fortuna nella zona di Lipa, in Bosnia, sottoposti alle rigide temperature invernali che scendono fino a 10 gradi e in piena emergenza umanitaria. La situazione è disperata ed è urgente un intervento della comunità internazionale, il prima possibile, per garantire un'accoglienza dignitosa e sicura, per sviluppare un sistema che tuteli la vita e i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo.

Se non vogliamo essere complici di questa strage a pochi km dai nostri confini, è importante non abbandonare i migranti senza riparo e al gelo.

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Il piano freddo per le persone senza dimora

Il primo dicembre è scattato il Piano Freddo del Comune di Bologna, attuato da Asp Città di Bologna in collaborazione con il Consorzio l’Arcolaio.

Sono 234 i posti che, sommati all’accoglienza ordinaria che Bologna mette a disposizione durante tutti i mesi dell'anno, raggiunge i 600 posti a disposizione per le persone senza dimora. Di giorno, durante il Piano Freddo, è garantito un riparo dal lunedì al venerdì nei locali dei Laboratori di comunità e il sabato e la domenica nella sala multifunzionale del centro accoglienza Beltrame.

Parliamo degli "ultimi", persone con problematiche legate alle dipendenze ma anche donne e uomini in situazione di povertà relazionale ed economica, come conseguenza anche della crisi economica e sociale.

Bologna, con il Piano Freddo e il sistema di accoglienza, ha costruito negli anni una rete di sostegno e solidarietà in cui tutti, attori istituzionali, parrocchie e mondo del volontariato, si sono attivati per dare una possibilità di rifugio e riparo per persone senza rete e alloggio. Le attività vanno dalla distribuzione di generi alimentari, pasti caldi, coperte e vestiti, a informazioni, accompagnamento alle strutture e accoglienza presso i dormitori. La rete non è solo un buon esempio, ma una buona pratica (una buona politica).

Al Piano Freddo, ad oggi 18 gennaio 2021, hanno fatto ingresso 233 persone. Di queste 8 sono anziani, 20 giovani adulti (18-25 anni) e 203 sono adulti. 63 persone sono cittadini italiani.

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Patrick Zaki, oggi è cittadino onorario di Bologna

Oggi, 11 gennaio 2021, il Comune di Bologna ha conferito la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki.

Patrick Zaki, oggi è cittadino onorario di Bologna

Una scelta per dare un forte segnale di solidarietà e vicinanza a Patrick e alla sua famiglia, per tenere alta l'attenzione pubblica su una vicenda insopportabile che deve trovare una soluzione positiva per rispetto del giovane ricercatore dell'Università di Bologna, del nostro Paese e di chiunque si batta per la difesa dei diritti umani.

Un riconoscimento a chi nel mondo si batte per i diritti umani e nei confronti di tutti coloro che, in molte Nazioni con governi dittatoriali e antidemocratici, vengono ingiustamente detenuti e condannati in quanto anche solo semplicemente sospettati di far parte di associazioni e movimenti che si battono per i diritti civili e politici.