Welfare in comune

Parlare di progetto di vita, oggi, diventa sempre più difficile. Le disuguaglianza aumentano e si accompagnano ad una riduzione dei diritti delle persone: diritti sociali, ad accedere alle cure, ad una abitazione dignitosa, diritto all’istruzione e anche alla partecipazione alle decisioni che riguardano la vita delle comunità dove si vive. Molte persone che sembrano sconfitte, rassegnate, possono ritrovare motivazioni e progetti se non vengono abbandonate e liquidate come “vite di scarto”. Se sono accompagnate a ritrovare una speranza, una prospettiva, per permettere tutti e ciascuno su un piano di uguaglianza di opportunità. Un modello di società che ha come obiettivo di consentire ai propri cittadini di soddisfare i propri bisogni secondo le proprie capacità. Promuovere una politica attiva di welfare significa credere che una comunità abbia il dovere di garantire un livello adeguato di benessere a tutti i suoi cittadini a prescindere dalla famiglia di origine o dalle vicissitudini che possono accadere durante l’arco della vita. Significa pensare ad una società dove l’istruzione, l’assistenza sociale, sanitaria ed abitativa sono disponibili a tutti. Un’utopia? Forse, ma questo non ci giustifica dal non tentare di contribuire alla realizzazione di questo sogno civile, che può esserci indifferente se non siamo in uno stato di bisogno, ma diventa un’esigenza totalizzante se non siamo in grado di accedervi ed usufruirne. In concreto, a Bologna oggi, significa:

  • rivedere i livelli ISEE per gli accessi ai nidi per creare più giustizia sociale
  • promuovere nidi inter-aziendali di territorio
  • rafforzare l’assistenza domiciliare agli anziani
  • sostituire la diminuzione di risorse finanziare da parte del governo centrale con una tassa di scopo sulle rendite immobiliari
  • far collaborare e mettere in rete i quartieri, con le organizzazioni di volontariato e le cooperative, con un coordinamento centrale comunale
  • introdurre sistemi telefonici ed informatici che facilitino la relazione tra il Comune ed il cittadino

 

Lavoro in comune

Nel periodo di grave crisi economica che stiamo attraversando, la perdita del lavoro evidenzia quanto sia labile il confine che separa la cosiddetta normalità di chi è in salute ed è socialmente integrato, da chi si trova con problemi di riconoscimento occupazionale, esposto ai rischi di isolamento ed emarginazione. Si presenta una nuova esclusione che riguarda le persone che hanno perso il lavoro, le donne sole con figli, i giovani precari. Il confine tra inclusione ed esclusione si è fatto più sottile. Per ritrovarsi al di là della linea, basta a volte un vento critico.

Compito delle politiche pubbliche non è solo di fornire le necessarie risorse aggiuntive ma di rimuovere gli ostacoli, soprattutto quando è la collocazione sociale e familiare delle persone che vincola lo sviluppo delle loro capacità. Non sarà sufficiente, ad esempio, avere garantita l’istruzione da una donna perché essa sia in grado di entrare nel mercato del lavoro, se non si fa in modo che non sia schiacciata dal peso del lavoro familiare e di cura. In concreto, a Bologna oggi, significa:

  • Permettere alle donne di lavorare:
    • copertura asili nido al 100% della domanda
    • copertura orari fino alle 18.30
    • apertura in Giugno, Luglio e inizio Settembre di Asili e scuole materne
  • Attrarre aziendea Bologna:
    • burocrazia abbattuta grazie a sportelli comunali che sgravano le aziende di tutta la burocrazia per aprire, gestire e chiudere le aziende
    • creazione di un Fondo di seed-capital for-profit misto pubblico-privato di investimento in start-up che operino sul territorio bolognese
    • creazione di un Fondo di Comunità per il sostegno al reddito (reddito minimo garantito di inserimento lavorativo per attività di stage, tirocinio, formazione, etc.) delle persone non occupate (in particolare donne, giovani precari o persone che hanno perso il lavoro a seguito di crisi aziendali), costituito e alimentato tramite il recupero di evasione fiscale, trasferimenti regionali previsti per i Piani di Zona, quote del Fondo Sociale Europeo, contributi di fondazioni, banche e imprese, azioni di fund-raising
    • uso degli immobili inutilizzati di proprietà comunale per inserire aziende che decidono di aprire o trasferirsi a Bologna con affitti indicizzati sui risultati economici (modello stock-option silicon valley, ovvero il comune entra nell'azionariato invece che avere affitti: se poi l'azienda va bene rivende le proprie azioni)
  • Qualità della vita dei lavoratori:
    • richiesta alla Regione di integrare gli ammortizzatori sociali nazionali con strumenti regionali
    • convenzionamento del Comune con asili aziendali per calmierare il costo per le famiglie
  • Attrarre turismoa Bologna:
    • un concorso di idee per creare il marchio Bologna è un'opportunità per giovani e creativi bolognesi per farsi conoscere ma anche per promuovere il turismo anche in senso di marketing territoriale

Scuola in comune

Non ci si può occupare di scuola solo durante la breve stagione in cui i propri figli sono tra i banchi.
La scuola riguarda tutti. È un bene comune da custodire e valorizzare, con il contributo di tutti, dai cittadini, agli enti locali, allo Stato. La scuola non è un servizio a domanda, è un diritto costituzionale che va garantito a tutti.
Le politiche scolastiche di un Comune non sono una spesa da tagliare ma una opportunità per migliorare la qualità della vita e un investimento sul futuro della città. In concreto, a Bologna oggi, significa:

  • investire risorse per la mediazione culturale in tutte le scuole della città, strumento per l’integrazione sociale per tutto il nucleo familiare
  • aumentare il numero di educatori scolastici da dedicare al servizio para scolastico (assistenza alla mensa, pre e post scuola, visite guidate, etc.) per permettere alle scuole primarie di recuperare parte del tempo scuola tagliato dal Governo, da dedicare prioritariamente alle attività didattiche storiche del tempo pieno bolognese, come quelle attuabili unicamente in compresenza
  • attivare convenzioni che prevedano agevolazioni fiscali per le aziende di trasporto che garantiscano un utilizzo gratuito dei loro mezzi alle classi di alunni in uscita didattica
  • ingresso gratuito per tutti gli alunni della scuola dell'obbligo nei musei gestiti dal Comune e, se accompagnati da almeno un adulto pagante, nei teatri e cinema della città
  • revisione delle convenzioni per il finanziamento alle scuole paritarie che devono essere aperte a tutti e a norma con le leggi a tutela dei lavoratori e sulla sicurezza sul lavoro
  • concessione a canoni calmierati di locali di proprietà del Comune per la realizzazione di aule didattiche, laboratori scientifici, percorsi tematici a carattere culturale, aperti alla cittadinanza, gestiti da associazioni e enti privati che si impegnino ad accogliere gratuitamente le classi scolastiche in visita
  • istituzione di un'unità operativa per la creazione di itinerari artistici, storici, gastronomici, scientifici, artigianali, naturalisti, sportivi e ludici, per offrire pacchetti e percorsi tematici specifici a tutte le scolaresche d'Europa, incentivando così il “turismo scolastico” (viaggi di istruzione) e valorizzando i punti di forza della nostra città

 

  • 1
  • 2