La festa dell'Europa per una nuova Europa: un piano d'azione dei diritti sociali per tutte le generazioni

Quest'anno, il 9 maggio, celebrazione della Festa dell'Europa, è stata una giornata ancora più importante rispetto al passato. Il 7-8 maggio, a Porto, si è tenuto il vertice sull’Agenda sociale del prossimo decennio, mentre il 9 maggio a Strasburgo, con un anno di ritardo dovuto alla pandemia, si è aperta la Conferenza sul futuro dell'Europa.

L’emergenza sanitaria e economica provocata dal Covid-19 ha colpito maggiormente le persone più fragili, in particolare i giovani e le donne hanno sofferto di più dalla crisi e dal calo dell’occupazione. In Europa, sono più di 700mila le vite perse e quasi 2 milioni i lavoratori disoccupati come conseguenza della violenta pandemia.

Gentile Presidente, senza coesione sociale, non c’è un progetto europeo e la sfida alla pandemia deve essere sia individuale che collettiva.

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L'8 maggio, a Porto, la discussione dei leader europei si è concentrata su come garantire una ripresa inclusiva, con istruzione e competenze al centro dell'azione politica dell'UE. È stata adottata la “Dichiarazione di Porto” che definisce la visione dell'UE e degli Stati membri per una transizione digitale, verde ed equa dell'Europa.

Il Pilastro europeo dei diritti sociali dovrà garantire che la doppia transizione non lasci indietro nessuno: la sfida enorme per la transizione verde e digitale porterà a cambiamenti e creerà nuova e migliore occupazione, ma chi perderà il lavoro dovrà essere sostenuto. Il Piano d'azione, centrato su occupazione, competenze, salute e protezione sociale, fissa tre obiettivi da raggiungere in tutta l'UE entro il 2030:

  • un tasso di occupazione di almeno il 78% nell'UE;
  • che almeno il 60% degli adulti frequenti ogni anno corsi di formazione;
  • una riduzione del numero di persone a rischio di esclusione sociale o povertà di almeno 15 milioni, di cui 5 milioni di bambini.

L'impegno è di lavorare per un’Europa sociale per affrontare le sfide demografiche. Con la graduale ripresa dell'Europa, la priorità sarà passare dalla protezione alla creazione di posti di lavoro e migliorare la qualità del lavoro. L’impegno è di ridurre le disuguaglianze, difendere salari equi, combattere l'esclusione sociale, assumendo l'obiettivo di combattere anche la povertà infantile e affrontando i rischi di esclusione per gruppi sociali particolarmente vulnerabili come i disoccupati di lunga durata, gli anziani, le persone con disabilità e senza dimora. Sarà anche prioritario il contrasto alla discriminazione e ai divari di genere, come anche le azioni per sostenere la partecipazione dei giovani al mercato del lavoro.

Gentile Presidente, oggi la nostra democrazia è sotto pressione, c'è sfiducia da parte dei cittadini a causa della pandemia, della disoccupazione, della crisi ambientale. Se vogliamo che la Conferenza sul futuro dell'Europa abbia successo, questa dovrà portare a risultati tangibili per i cittadini e dovrà rafforzare la democrazia europea. E il principio di solidarietà è centrale, sintetizzato da Von der Leyen in “I care” di don Lorenzo Milani.

Il Parlamento europeo dovrà ergersi a protagonista della Conferenza, rivendicando il proprio ruolo di espressione diretta della volontà dei cittadini. Ed è fondamentale la partecipazione alla Conferenza dei cittadini europei, degli Enti locali e regionali, un processo “dal basso verso l'alto” per consentire ai cittadini di esprimersi sulle future politiche europee.

Gentile Presidente, la pandemia ci ha insegnato dove siamo più preparati e dove più fragili. Servono nuovi strumenti e modelli di intervento per rispondere a nuovi bisogni: la Conferenza sul futuro dell'Europa sarà utile se in grado di dirci quale tipo di società europea vogliamo essere nei prossimi anni: abbiamo bisogno di più Europa e di più solidarietà europea, per ridurre le disparità. Un nuovo modello che affronti il post-Covid, un modello di sviluppo sostenibile dal punto sociale, culturale e ambientale.