I figli del personale sanitario e dei servizi pubblici essenziali devono poter andare a scuola

Gentile Presidente, la nostra comunità educativa è nuovamente travolta dalla pandemia Covid-19. A Bologna e in Emilia-Romagna il diritto allo studio è da sempre una delle priorità di intervento, ma adesso siamo anche noi in grande difficoltà, nonostante la risposta e l’impegno straordinario del mondo della scuola.

Un anno fa, il 22 febbraio 2020, è stato l'ultimo giorno di scuola e purtroppo continua il senso di disorientamento e di frustrazione, e la speranza per una vera ripartenza è assegnata ai vaccini. Ancora oggi, decine di migliaia di famiglie si ritrovano, di nuovo, a dover scegliere tra lavoro e cura, mettendo in discussione il diritto all’istruzione.

Regione Emilia-Romagna, Anci regionale e Comune di Bologna hanno scritto al Governo e al Ministro dell'Istruzione per chiedere chiarimenti urgenti rispetto all'attività in presenza in zona rossa, a seguito dell'entrata in vigore dell'ultimo Dpcm del 2 marzo, per l'impatto del provvedimento sulle famiglie e sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, a seguito della sospensione delle attività in presenza della scuola e dei servizi per l'infanzia.

Gentile Presidente, parliamo di un pasticcio, un delirio di incompetenza.

Intervengo in Consiglio comunale per porre l'attenzione in particolare agli studenti figli del personale sanitario, direttamente impegnato nel contenimento della pandemia, e anche ai figli del personale impiegato presso servizi pubblici essenziali.

I figli del personale sanitario e dei servizi pubblici essenziali devono poter andare a scuola

La decisione di sospendere nuovamente la scuola in presenza, mantenendo deroghe solo per gli studenti in situazione di disabilità e con bisogni educativi speciali, sta creando una situazione di forte disagio per tutte le famiglie e in particolare per le donne. Oggi, 8 marzo, sappiamo come il dramma della pandemia stia ampliando la disparità che già esisteva tra uomini e donne, e sappiamo che le donne sono maggiormente impiegate nell’assistenza sanitaria, per esempio negli ospedali e nelle case di cura. A casa, hanno inoltre carichi di lavoro più pesanti degli uomini, spesso occupandosi da sole dell'educazione dei figli, della famiglia e degli anziani. Anche per questo, un nuovo lockdown ha un impatto più pesante sulle donne.

La maggioranza dei Paesi europei, anche nei momenti più difficili della pandemia, ha sempre deciso di mantenere aperti nidi, scuole dell'infanzia e primarie, in particolare per i figli del personale sanitario (Austria, Belgio, Danimarca, Portogallo, Francia, Germania, Estonia, Lussemburgo, Polonia, Paesi Bassi, Cipro, Grecia).

In Germania, in particolare, i servizi educativi per i figli dei lavoratori dei servizi pubblici essenziali sono rimasti sempre aperti, anche durante la prima ondata. Norvegia e Danimarca hanno mantenuto sempre aperti nidi e scuole dell’infanzia.

Le scuole devono essere aperte, organizzate in modo diverso per garantire la sicurezza degli studenti e del personale scolastico. Serve una risposta chiara da parte del Governo e mi auguro sia possibile condividere un piano con le Regioni e le città per mantenere aperte le nostre scuole e i servizi educativi, in modo sicuro, soprattutto per i figli del personale sanitario e di coloro che sono impegnati nei servizi pubblici essenziali.

Infine, se non vogliamo continuare a chiudere, riaprire e richiudere ancora le nostre scuole, desidero ricordare le tre proposte per garantire sicurezza e qualità per le nostre scuole:

  • un piano vaccinale per tutto il personale scolastico e un monitoraggio continuo dei tracciamenti;
  • il miglioramento della didattica a distanza, rendendola accessibile a tutti, grazie a tablet, pc e chiavette, e realizzando a un sistema di infrastruttura tecnologica per la didattica integrata (DID);
  • la formazione dei docenti all'uso delle nuove tecnologie, e una proposta seria per una nuova didattica.

Oggi è l'8 marzo e desidero ricordare una piccola grande donna, Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace nel 2014, una ragazza pakistana che ha rischiato di perdere la vita per aver rivendicato il diritto all'educazione anche per le bambine: “Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne, sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.

Malala Yousafzai copertina Time