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Migranti, imbarazzante assenza delle istituzioni ai funerali di Lampedusa

lampedusa funerali (ansa)

A Lampedusa si sono svolti i funerali delle tredici vittime del naufragio del 7 ottobre. Erano presenti 200 cittadini. Assenti le istituzioni, i politici e il Governo.

Doveva essere il giorno del ricordo, ma è stato il giorno della vergogna.

Tredici donne morte, di cui una incinta, una di neppure 12 anni. E otto bambini, una madre e un piccolo di otto mesi tra i dispersi nel naufragio a Lampedusa.

Lampedusa continua a essere lasciata sola a contare i morti, nell’indifferenza generale.

La testimonianze dei 22 sopravvissuti sono terribili. Un sopravvissuto ha raccontato di aver recuperato un bambino di pochi mesi, ma strattonato da una persona che era già in acqua e stava annegando, ha perso la presa vedendo scomparire tra le onde il neonato.

Il naufragio è accaduto a pochi giorni dal 3 ottobre, quando ogni anno le istituzioni si ritrovano a Lampedusa per promettere che le tragedie del mare non si ripeteranno ma più. Eppure, a distanza di pochi giorni, siamo tornati a contare le bare.

Gentile Presidente, le operazioni di soccorso in mare continuando a esser ostacolate. Non sembra cambiato nulla in questi anni: nel Mediterraneo si continua a morire.

L’accordo di Malta, il meccanismo automatico di ricollocamento per chi viene soccorso in mare, sta incontrando molte resistenze e non è chiaro se e quando partirà.

Quella di Lampedusa è l’ennesima tragedia annunciata. Se non vogliamo essere complici di questa strage a pochi km dalle nostre coste, il Governo deve cancellare i cosiddetti decreti “Sicurezza” che spingono le persone in fondo al mare. E l'Europa deve lanciare una grande operazione di soccorso in mare al largo della Libia e garantire canali legali di accesso a tutti i profughi in fuga da guerre e persecuzioni, persone che non hanno altra possibilità che salire sui barconi della speranza.