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Intervento bilancio 2019-21

Bologna
Gentile Presidente e gentile Assessore,
penso che in termini di razionalizzazione dei costi di struttura sia stato fatto il possibile per “unificare” ed “ottimizzare”, come anche per la gestione informatizzata. Credo sia quindi giusto riconoscere come sempre all’Assessore Conte e ai tecnici del Comune di Bologna il grande lavoro e la qualità dimostrata.

Oggi approviamo un bilancio di mandato, 2019-21, e dobbiamo sempre di più rendere il Comune un soggetto preparato a collaborare in modo efficace con la città. Dobbiamo rendere il bilancio del Comune più accessibile e allo stesso tempo fare scelte il più possibile condivise.

3 sono le parole di riferimento del mio intervento: partecipazione, trasparenza e inclusione.

Partecipazione e trasparenza

La politica è trasparente quando si fa capire dai cittadini. Ogni atto o dichiarazione incomprensibile (nel linguaggio, nelle cose non dette, etc.) allontana i cittadini dalla politica e aumenta il sospetto su ciò che non è stato detto e che rappresenta la vera ragione per cui una decisione viene presa. Per questo dichiarare che si è trasparenti quando si ha una responsabilità politica significa innanzitutto dichiarare che si userà un linguaggio comprensibile e ci si metterà a disposizione dei cittadini per rispondere alle loro domande e aiutarli a capire fino in fondo come funziona la macchina pubblica, coinvolgendo le persone nelle decisioni.

E naturalmente si partecipa quando si ha l'impressione di modificare le decisioni che verranno prese. Chi dedica un'ora del proprio tempo a migliorare la politica deve avere l'occasione di incidere. Non si tratta solo di partecipare a processi consultivi e decisionali, ma di prevedere un contributo diretto e autonomo dei singoli cittadini alla cura e costruzione dei beni comuni e alla definizione delle politiche pubbliche, secondo una logica di cittadinanza attiva.

Sicuramente il meglio del nostro territorio ha qualcosa da “dire” e da “dare” alla nostra nostra città.

L’esperienza del bilancio partecipativo per affidare ai cittadini le scelte di una parte delle risorse comunali e dei “patti di collaborazione”, promossi grazie al “Regolamento sui beni comuni” per coinvolgere i cittadini nella cura della nostra città, sono un esempio di “buona” politica”, e occorre un investimento ancora più importante.

Occorre valorizzare e moltiplicare le esperienze di partecipazione attive in città, che sono la vera risorsa di Bologna.

Inclusione

L’art.3 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Per misurare la qualità di vita di una società, rispetto a indicatori tradizionali fondati sul livello del Pil pro-capite, è necessario passare a standard morali, etici. Occorre conoscere che cosa le persone sono in grado di fare ed essere in una particolare società, non quale sia il livello di ricchezza e non solo come questa sia distribuita (livello di disuguaglianza). Il modo in cui è organizzato l’ambiente e l’insieme delle regole sociali non devono aggiungere ulteriori vincoli. È importante quindi riflettere non solo sui diritti ma anche sui bisogni, sulla possibilità che le capacità delle persone possano essere sviluppate e quindi esercitate.

La questione, oggi, è quindi di sapere ricostruire dal basso un modello di sviluppo che sia sostenibile e rispettoso della dignità della persona, in grado di accogliere le differenze e farsi carico delle difficoltà che ognuno può incontrare in alcuni momenti della propria esistenza.

Dai dati elaborati dall’Osservatorio sull’economia e il lavoro nella Città Metropolitana di Bologna emerge chiaramente come i risultati positivi della crescita economica non si traducano in un aumento dell'occupazione: crescono significativamente i lavori a termine e precari e anche nell'area metropolitana bolognese e si registra un aumento del fenomeno sociale della povertà. A Bologna ci sono ampie fasce di popolazione non occupate o sottooccupate, giovani e persone ultracinquantenni, cui la perdita del posto di lavoro ha comportato ulteriori disagi e crisi in ambito familiare, sociale, abitativo, persone a cui mancano capacità per accedere ad un mercato del lavoro sempre più selettivo.

Per questo presento un Ordine del giorno per costruire un progetto “Bologna Città Inclusiva”, per mettere in rete tutte le esperienze attive in città che promuovono inclusione, partecipazione, per contrastare la povertà e dare lavoro a chi è più debole.

Occorre prima di tutto valorizzare le risorse che potrebbero essere messe a disposizione dai cittadini e credo importante lavorare per una città inclusiva, una città delle persone e dei diritti.

Gli enti locali sono chiamati a promuovere la responsabilità sociale d’impresa delle aziende del territorio ma anche ad agire in modo diretto, dando un chiaro indirizzo sociale alla spesa pubblica con l’inserimento di clausole sociali negli appalti per favorire l’inserimento lavorativo di persone in condizione di svantaggio. Si tratta di un intervento strategico di politica attiva del lavoro, che consente di adottare misure di sostegno a carattere non assistenziale, senza aumentare la spesa pubblica.

Nel 2014, con il bando quinquennale per la manutenzione del verde pubblico per un valore di circa 33 milioni di euro, grazie all’inserimento delle clausole sociali, fra aprile 2014 e dicembre 2017, sono stati impegnati 125 lavoratori in situazione di svantaggio.

Le manutenzioni si sono rivelate una sorprendente occasione per valorizzare tante competenze professionali inutilizzate e per rendere più sicuri e accoglienti i nostri ambienti di vita. L’esperienza della manutenzione del verde pubblico, partendo dalla possibilità di dare un indirizzo sociale alla spesa pubblica, coinvolgendo le imprese sociali, i servizi e i lavoratori svantaggiati, suggerisce un esempio di un nuovo modello di sviluppo possibile che supera la logica assistenzialistica. Abbiamo favorito l'effettivo inserimento lavorativo di cittadini svantaggiati, a parità di costo: gli appalti con clausola sociale non sono infatti più onerosi di quelli ordinari e non richiedono un aumento della spesa pubblica.

La politica di un Comune non può limitarsi ad amministrare l'esistente ma deve proporsi come punto di riferimento per orientare la comunità che rappresenta verso scelte e comportamenti di cura delle persone e dei contesti di vita. Vanno ricercate strategie, strumenti e mezzi per mettere tutti e ciascuno su un piano di uguaglianza delle opportunità nella formazione e nella realizzazione professionale. Un modello di società che ha come obiettivo di consentire ai propri cittadini di soddisfare i propri bisogni, valorizzandone le capacità.

L’esperienza della manutenzione del verde pubblico del Comune di Bologna dimostra che le realizzazioni professionali e sociali inclusive costituiscono un vantaggio per tutti. Ciò le fa uscire dal ghetto dell'assistenzialismo e consente loro di proporsi come riferimento per una economia e una società più giusta. Testimoniano la possibilità di vivere come comunità, realizzare concrete occasioni per sperimentare una responsabilità diffusa, basata sulla sussidiarietà, una scelta che contraddice chi teorizza la necessità dell'abdicazione da parte delle Amministrazioni Pubbliche a farsi carico della qualità della vita dei cittadini, attraverso processi di privatizzazione strisciante, finalizzati a risparmi che fanno scivolare verso l'esclusione chi vive già nella difficoltà. Dimostrano infine che fra i servizi territoriali, le imprese profit, a partire da quelle eticamente orientate, le cooperative sociali, l'associazionismo e il volontariato si possono tessere rapporti di collaborazione, generativi di opportunità inclusive.

Una Città inclusiva è realizzabile grazie a una rete di soggetti che intrecciano relazioni di condivisione della responsabilità nella reciprocità e coltivano aspirazioni di promozione di una società più giusta. È una città che non rinuncia ad essere presidio pubblico dei livelli essenziali di vita e che si fa garante, soprattutto nei confronti dei più deboli, del rischio di iniquità sociale, promuovendo una sussidiarietà che si sviluppa grazie all'apporto delle organizzazioni intermedie della società civile. In quest'ottica, il Comune di Bologna e i servizi del territorio, realizzando la propria responsabilità politica ed istituzionale, si propongono come cabina di regia di un welfare di comunità, assegnando priorità di spesa e di cura a chi ne ha più bisogno e che vive il rischio di una indigenza umiliante e l'offesa dell'esclusione.

L’Ordine del giorno che oggi approviamo, con l’inserimento delle clausole sociali in tutti le gare di Palazzo D’Accursio (verde, strade, gestione rifiuti, etc.), può diventare un riferimento inclusivo fondamentale che consente di valorizzare le persone, relegate nell'inattività e umiliate dalla mancanza di riconoscimento, collegandone la promozione delle competenze alla valorizzazione di beni comuni (ambientali, culturali e architettonici).

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