Non solo Riace, anche a Bologna l'accoglienza diffusa funziona

Vi racconto Bologna: quando la guida è un migranteL’inviato speciale dell’Onu per il Mediterraneo Vincent Cochetel, dopo aver visitato alcuni appartamenti che ospitano richiedenti asilo a Bologna, ha affermato che il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia (Sprar) è all’avanguardia rispetto a quello di altri paesi europei come Francia, Spagna e Grecia.

Da qualche mese Bologna ha convertito tutti i progetti di accoglienza in Sprar, cioè in progetti di accoglienza ordinaria, gestiti direttamente Comune, che non forniscono solo vitto e alloggio, ma accompagnano il richiedente asilo in un percorso d’inclusione, fatto di apprendimento della lingua italiana e formazione professionale. Ma a Bologna è presente anche il progetto Vesta con l’esperienza di accoglienza diffusa in famiglia, un servizio attraverso cui le famiglie e i singoli cittadini possono attivarsi in prima persona accogliendo rifugiati nelle proprie case. Abbiamo anche l’esperienza che vede coinvolte più di 100 famiglie in attuazione della legge Zampa sui tutor da affiancare ai minori stranieri non accompagnati (Msna).

L’Italia in questi anni ha fatto passi da gigante per adeguare il suo sistema di accoglienza agli standard e alle norme europee e per uscire da un modello di gestione solo emergenziale del fenomeno migratorio. Non solo Bologna, in tutto il territorio nazionale i progetti Sprar sono oramai 877 e coinvolgono 1.200 comuni italiani, che ricevono fondi dal Ministero dell’Interno per occuparsi direttamente dell’accoglienza. L’idea fondamentale che ha ispirato questo sistema è stata quella di rendere diffusa l’accoglienza, secondo un principio di solidarietà e condivisione delle responsabilità.

Nel “vecchio” sistema dei Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas), invece, le strutture sono gestite da privati, che ricevono i finanziamenti direttamente dal Ministero dell’Interno, e di solito concentrano i richiedenti asilo in grandi strutture, con bassi standard di accoglienza e senza nessun controllo delle spese.

Nonostante questo, con l’approvazione del decreto immigrazione e sicurezza, il 24 settembre, il governo ha deciso d’invertire la rotta e d’investire proprio sul sistema dei centri straordinari (Cas). Il decreto prevede il ridimensionamento e la restrizione del sistema Sprar. Con il “decreto sicurezza” il Governo vuole bloccare la realizzazione dell’unico sistema che funziona e che crea integrazione, un sistema di accoglienza capace, come riconosciuto in tutta Europa, di garantire integrazione sociale e culturale ai tanti in fuga da guerre e condizioni di vita disumane.
Il decreto immigrazione demolisce il diritto d’asilo e smantella il sistema pubblico di accoglienza, togliendo diritti a centinaia di migliaia di persone che in pochi giorni si troveranno senza permesso di soggiorno. Avrà conseguenze drammatiche per i migranti e scarica sui territori costi, disagio e tensione sociale.

Credo importante approvare oggi l’Ordine del giorno che chiede di sospendere l’applicazione del decreto e coinvolgere l’Anci e le città italiane, e per chiedere ai parlamentari di sostenere emendamenti che ne modifichino quanto più possibile il contenuto.

La soluzione si chiama "accoglienza diffusa", e il “modello Bologna”, insieme a quello di Riace, può essere da riferimento anche per le politiche nazionali.