L'elemosina ai semafori non si risolve con le sanzioni

Lavavetri al semaforo
Con la sola sanzione, rischiamo di ottenere l'effetto contrario perché spingiamo le persone verso l'illegalità.

Dobbiamo capire "cosa si può fare" perché le persone non siano costrette a svolgere l'attività di "lavavetri" e di elemosina ai semafori. Parliamo di persone che sono ai margini, il rischio è di spingerli fuori dalla società: se non c'è alternativa, ma solo la sanzione, legittimiamo una situazione di illegalità.

Il tema dei cosiddetti "lavavetri" scaturisce dalla globalizzazione. Il nuovo Sindaco di New York Bill De Blasio, ad esempio, rilascerà carte di identità anche agli immigrati clandestini. Stiamo parlando del Sindaco di N.Y., non di un sognatore. La parola "clandestinità" infatti implica illegalità e pone fuori dalle regole. I migranti ci sono e ci saranno sempre, per cui ci si dovrà occupare di una convivenza possibile basata sul rispetto dei principi che sottendono il "contratto sociale", la nostra Costituzione, e occorre che tale contratto venga rispettato da entrambe le parti. Gli immigrati, ad esempio, contribuiscono all'11% del PIL italiano, ma non hanno diritto di partecipare alle elezioni: i doveri dei cittadini vanno di pari passo con i loro diritti.

Possiamo affrontare il tema dei "lavavetri" per favorire percorsi di emersione dall'illegalità, immaginando ad esempio di costituire una cooperativa di "lavavetri" comunali autorizzati, con secchio e spugna "ufficiali" del Comune di Bologna. È importante il collegamento con i servizi sociali territoriali per accompagnare le persone verso una situazione di legalità, riconoscendo i diritti sociali e civili a tutti i cittadini, anche non comunitari.

 

Udienza conoscitiva per approfondire il fenomeno dei cosiddetti “lavavetri”.

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