Scuola e Covid-19: rischio dispersione scolastica

Domanda di attualità “Scuola e Covid-19: rischio dispersione scolastica”

Question Time, chiarimenti su dispersione scolastica e didattica a distanza

L'Assessora Elena Gaggioli ha risposto alla domanda d'attualità del consigliere Francesco Errani (Partito Democratico) su dispersione scolastica e didattica a distanza.

La domanda del consigliere Errani:

"Gentile Assessora,
anche a Bologna, la nostra comunità educativa è stata travolta dall’emergenza sanitaria. La didattica a distanza che ha consentito, grazie all’ammirevole impegno di gran parte del personale docente, di tenere in vita nell’emergenza l’impegno formativo, ha comportato purtroppo l'aumento di diseguaglianze educative e sociali. Gentile Assessora gli adolescenti sono quasi spariti nel dibattito pubblico, così come nelle agende della politica.

L’indagine condotta da IPSOS ha analizzato opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni ai tempi del coronavirus. Dai dati raccolti, si stima infatti che circa “34mila studenti delle scuole superiori, a causa delle assenze prolungate, rischiano di alimentare il fenomeno dell'abbandono scolastico. Il 28% degli intervistati afferma che dall'ultimo lockdown c'è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni. Il 7% afferma che i compagni di scuola “dispersi” a partire dal lockdown sono tre o più di tre. Il 35% ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata.

Scuola e Covid-19: rischio dispersione scolastica

Anche prima del Covid-19, la situazione era preoccupante. Una recente indagine della Regione Emilia-Romagna, sulla dispersione formativa, segnala alcune tendenze allarmanti: “Su 100 alunni frequentanti la prima, in regola con l'età, soltanto 61 arrivano regolarmente al V anno e 59 si diplomano. Questo significa che oltre il 40% è coinvolto in fenomeni di ‘dispersione’ o in percorsi non lineari”. Sono dati che ci allontanano dalla Strategia Europa 2020 che pone tra gli obiettivi la riduzione entro il decennio a un valore inferiore al 10% del tasso di abbandono scolastico.

 

Sul quotidiano Repubblica, Riccardo, un giovane studente del Belluzzi di Bologna, racconta la sua storia dopo quattro mesi al buio in DAD e di come sia stato salvato da un professore e da una  proposta di  modalità didattica praticabile in piccoli gruppi che offre una metodologia di insegnamento-apprendimento partecipativa, una didattica inclusiva e solidale.

Gentile Assessora, serve un piano chiaro e condiviso per la nostra scuola, strategie e progetti per garantire il diritto costituzionale allo studio, valorizzando la nostra comunità educative”.

 

La risposta dell'Assessora Elena Gaggioli:

"Un ringraziamento ai consiglieri che mi danno l'opportunità di intervenire su un argomento che mi sta molto a cuore. Abbiamo già detto tante volte, anche nelle udienze conoscitive, quanto la didattica a distanza ci abbia aperto gli occhi su delle criticità del mondo scolastico, che sono esplose con tutta la loro potenza. Le criticità derivanti dalla DAD riguardano tutta la comunità educante, gli studenti ma anche gli insegnanti, che hanno più volte manifestato la difficoltà a fare bene il loro lavoro di educatori con queste modalità.
Faccio un piccolo inquadramento, il Comune di Bologna ha da tempo una consolidata rete di servizi educativi che hanno tra le loro priorità il contrasto alla dispersione scolastica. Sono servizi diffusi fra comune e quartiere e impiegano circa 40 educatori, dipendenti comunali che sono suddivisi tra Area Educazione e Quartieri. Ci sono poi altre agenzie educative che nel territorio operano, in collaborazione con le altre realtà territoriali che sono attive anche attraverso convenzioni. Non c’e dubbio che questo anno di pandemia abbia acuito questo fenomeno, ma soprattutto lo abbia reso meno individuabile, questo perché il primo canale che il Comune aveva per rilevare il fenomeno della dispersione scolastica era proprio la scuola, in contatto quotidiano con le fasce più giovani della popolazione e le loro famiglie.
Questo contatto in questo anno di pandemia è mancato, si è dovuto reinventare e ha dovuto trovare nuovi canali e soprattutto si è dovuto rapportare con altre criticità. La consapevolezza di queste difficoltà è segnalata prima di tutto dalle scuole, dai dirigenti scolastici che sono stati i primi a sollecitare e a mettersi in contatto con il Comune di Bologna e con tutti i Comuni dell'area metropolitana per ricevere sostegno, che hanno ricevuto.

A Bologna, memori dell'esperienza dell'anno scorso che ci aveva colto di sorpresa, si è fatto tutto quanto possibile affinché le opportunità educative rivolte a bambini e ragazzi, per sostenerli nel percorso scolastico, fossero rimodulate per rispondere alle limitazioni dovute dalle norme per il contrasto alla diffusione del Covid, ma non venissero completamente interrotte, a parte una brevissima parentesi nel mese di marzo. La mediazione culturale, l'insegnamento della L2 e il sostegno agli alunni disabili invece si sono sempre svolti in presenza. Questo perché fino dalla scorsa estate i servizi educativi si sono posti il problema su come non far rivivere il blackout che abbiamo vissuto l'anno scorso nell'emergenza della pandemia. Rispetto alle situazioni più gravi ci sono state risposte tempestive con progetti individuali che andavano proprio a rispondere a delle fragilità emerse con più forza. Rispetto ad alcune segnalazioni di alcuni studenti di origine straniera che non si presentavano a scuola, è emerso come questi fossero tornati nel loro paese di origine e quindi non reperibili.
Per quanto riguarda i minori di origine straniera iscritti a scuola abbiamo il servizio di insegnamento della lingua italiana che è rivolto ai neo arrivati in Italia, ma anche a tutti gli studenti di seconda generazione, in condizione di bilinguismo, che necessitano un sostegno all'apprendimento di contenuti disciplinari attraverso la predisposizione di materiali didattici specifici, da inviare alle famiglie. Questo perché la DAD oltre a presentare dei problemi rispetto alla capacità di creare con lo studente un rapporto di sintonia diretto e anche umano, crea anche per gli studenti che sono bilingue un ulteriore ostacolo. Sempre questa mediazione linguistico-culturale che supporta le scuole nel raggiungimento dei nuclei e dei minori in condizione di difficoltà è servita anche per dialogare con i minori e col nucleo familiare, rispondendo alla complessiva condizione di fragilità dell'alunno e dell'ambiente in cui vive.

Voglio anche ricordare il Servizio Aggancio scolastico e Stanze educative, mirati in modo specifico a gestire situazioni più gravi e prossime all'abbandono, che quest'anno, per dare qualche dato, come chiedevano i consiglieri Errani e Clancy, hanno seguito 60 minori con laboratori che sono stati effettuati in presenza due volte la settimana anche durante il lockdown, con un supporto didattico per la realizzazione dell'elaborato per l'esame del terzo anno della scuola secondaria di primo grado e anche un tutoraggio personalizzato.
Voglio poi ricordare poi tutte le attività culturali offerte dal Pon Metro e dal Pon Accelerazione Civica, che sono serviti per organizzare momenti di confronto dedicati a mettere in circolo le esigenze e le fragilità. Voglio dire una cosa che ha messo in evidenza correttamente il consigliere Errani, noi dobbiamo nei confronti degli adolescenti e dei preadolescenti trovare un linguaggio per comunicare con i loro strumenti.
Ci troviamo davanti a ragazzi che hanno l'opportunità di avere strumenti straordinari, che sono in grado di dare loro opportunità impensabili anche solo per poche generazioni prima della loro, ma sono strumenti nei confronti dei quali loro per ora sono lasciati inermi.
Chi li deve educare non aveva a disposizione quegli stessi strumenti alla loro stessa età, quindi mancano i riferimenti, perché sono strumenti che sono anche potenzialmente molto pericolosi. Per questo io con le mie deleghe, di concerto con l'assessora Zaccaria, abbiamo avviato un percorso che inizia con il Patentino per lo smartphone che viene presentato domani, in un percorso più ampio di utilizzo degli spazi digitali.
Ci sono dei pericoli potenziali, bisogna fare qualcosa per tutto quello che riguarda l'utilizzo delle tecnologie, io penso che vada al alzato il tiro e che tutti insieme possiamo lavorare sull'educazione alla cittadinanza digitale, un insieme di regole, tutele e strumenti che insegnano ai nostri ragazzi e alla comunità che li educa, a utilizzare con responsabilità, intelligenza e consapevolezza quegli strumenti. Segnalo che in sintonia con quanto previsto nel piano scuola estate 2021 del Ministero dell'Istruzione, verranno organizzati dal Comune di Bologna attività di continuità con la scuola anche nel periodo estivo, con particolare attenzione alle situazioni di fragilità. Mantenere anche durante l'estate un filo attivo con questi alunni con attività extrascolastiche, ma profondamente collegate con la scuola per cui il Comune impegna anche risorse proprie, permette di dare continuità all'assistenza dei minori con queste criticità.
Ci sono una serie di stanziamenti dedicati ad adolescenti con difficoltà di reinserimento sociale, anche attraverso i Centri Anni Verdi e lo ripeto, in generale, non solo per quello che riguarda l'estate, ma tutto il Settore, sono state dedicate più risorse per l'assistenza agli alunni in queste particolari situazioni.

Do alcuni dati come mi avete chiesto, per la città di Bologna, ma come chiedeva la consigliera Clancy le farò avere anche quelli per l'area metropolitana, abbiamo avuto nell'anno scolastico 2018-2019 107 segnalazioni per evasione scolastica, e nel 2019-2020 e 2020-2021 abbiamo avuto per ciascun anno 99 segnalazioni.
Siamo a disposizione, lo sono stati tutti i Comuni dell'area metropolitana insieme al Comune di Bologna, dei dirigenti scolastici per trovare soluzioni ovvero, come metteva in evidenza la consigliera Lembi, ho letto anche io quell'articolo del Corriere della sera, le criticità sono soprattutto sugli istituti tecnici e a Bologna ne abbiamo alcuni che sono importanti, sarà anche importante elaborare delle strategie per quel particolare tipo di scuola in cui molte volte il rapporto con l'insegnante diventa anche una modalità di inserimento dello studente nella comunità e sarà importante interrogarsi anche su questo.

Per concludere, il Comune di Bologna ha rafforzato i servizi che erano già attivi, rimodulando anche in sintonia con le necessità sociali e sanitarie, ha stanziato risorse per dare ancora maggiore copertura alle situazioni di esclusione sociale e dispersione scolastica, che sono due facce della stessa medaglia. Abbiamo anche attivo un progetto per i Neet, We Neet You, che riguarda i recupero di ragazzi che non studiano e non lavorano e che hanno difficoltà a uscire. In generale io credo che tutte le criticità emerse i questo anno debbano darci lo sprone, in collaborazione con l'assessora Zaccaria stiamo lavorando per dare ai nostri ragazzi e anche alla comunità una serie di strumenti di consapevolezza di cura nei confronti del prossimo, di responsabilità che ci servono a istituire con loro un canale di dialogo nelle loro modalità e nel loro linguaggio, perché questo è importante, e a fare in modo che questi strumenti vengano utilizzati con consapevolezza, perché siano solo un'opportunità e non un pericolo. "