Emilia-Romagna, al via il piano vaccinale nelle scuole

La scuola italiana è stata la prima a chiudere per l'emergenza Covid-19. Esattamente un anno fa, il 22 febbraio 2020. Era l'ultimo giorno di scuola, ma non lo sapevamo.

È stato un anno durissimo, dovuto a questo evento straordinario che ha travolto le nostre esistenze, che ha provocato tanti lutti, sofferenza e dolore.

Oggi è passato un anno e a scuola ci siamo tornati, ma un giorno sì e uno no, e continua il senso di disorientamento e di frustrazione ma, grazie ai vaccini, forse potrà essere l'anno della ripartenza.

Durante questi dodici mesi, la didattica a distanza ha consentito di tenere in vita, nell’emergenza, l’impegno formativo, ma sono anche aumentate diseguaglianze educative e sociali, come conseguenza della difficoltà di proseguire l'impegno di una didattica inclusiva e interculturale. Le esperienze e le energie messe in campo non devono certamente andare perse, ma sappiamo che, nonostante l'impegno straordinario dei docenti, la didattica a distanza non permette comunque di salvaguardare le relazioni tra studenti e insegnanti, valorizzando l'insegnamento e l'apprendimento.

Oggi, ha avvio il piano vaccinale per il personale scolastico dell'Emilia-Romagna, circa 120mila persone: maestri, professori, educatori, collaboratori, che lavorano nelle scuole di ogni ordine e grado, potranno prenotare la vaccinazione dal proprio medico di base. La speranza, grazie al piano vaccinale della nostra regione, è di garantire il diritto allo studio, decidendo di dare priorità a soluzioni per tenere aperte le nostre scuole, consapevoli che è anche una questione anche di salute pubblica.

La pandemia ci ha insegnato che gli stili di apprendimento degli studenti sono diversi e che l'insegnamento con l'uso delle nuove tecnologie richiede competenze.

Le proposte per garantire sicurezza e qualità per le nostre scuole non riguardano naturalmente solo il piano vaccinale. È importante anche il monitoraggio continuo dei tracciamenti, la formazione dei docenti all'uso delle nuove tecnologie, il sistema di infrastruttura tecnologica per la didattica integrata (DID), e una proposta seria per una nuova didattica.

Il nuovo Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, venerdì nel corso della riunione del Consiglio dell'Unione Europea tra i 27 ministri dell'Istruzione, ha sottolineato come nel nostro Paese esistano molte differenze nei tassi di dispersione scolastica, che innescano nuove povertà, sottolineando come “il primo punto del piano nazionale riguarderà l'impegno a combattere la povertà scolastica e educativa … L'eguaglianza parte dalla scuola, dalla possibilità di dare a tutti i bambini la possibilità di incontrarsi, di crescere, in quella condizione di condivisione che è e deve essere parte dello stile europeo … le vulnerabilità purtroppo sono aumentate a causa della pandemia, soprattutto nei confronti di bambini, famiglie e ragazzi con fragilità, anche sociali”. Il Prof. Patrizio Bianchi ha sottolineato come “L'educazione sia l'asse portante di un nuovo sviluppo … La sostenibilità sociale passa per dare a tutti, non uno di meno, la possibilità di esprimersi attraverso la partecipazione democratica, di esprimere le proprie competenze”.

Finalmente, una visione politica per il futuro del nostro Paese, un'idea di cambiamento possibile che deve partire dall’educazione, dando priorità alle nostre scuole.