Quale futuro per i servizi socio-educativi?

Quale futuro per i servizi socio-educativi?Intervento del consigliere Francesco Errani al Consiglio comunale del 13 giugno 2012, durante il dibattito per l'approvazione della delibera per la "Definizione del nuovo sistema delle convenzioni con le scuole d'infanzia private".

La crisi economica che ha investito il nostro paese ha colpito in maniera pesante i servizi socio-educativi, indispensabili allo sviluppo di una prospettiva inclusiva, di una buona politica. Il rischio e’ di un servizio pubblico dequalificato per i "poveracci" e di servizi qualificati per chi può permetterseli. Quali sono i rischi di questa prospettiva?

  • la considerazione che le spese per i servizi socio-educativi siano improduttive e quindi, in tempi di crisi, sacrificabili. Tagliando i trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali, indirettamente vengono tagliate le risorse per i servizi;

  • le decisioni sono legate all’emergenza, non permettendo di riflettere e studiare soluzioni nuove e stabili. Alcuni problemi, inoltre, sono trasferiti agli Enti Locali senza le necessarie dotazioni per affrontarli.

Quanto può durare la qualità dei nostri servizi se non affronta le sfide della realtà? Tre, credo, sono le ipotesi e le strade possibili.

  1. la prima ipotesi e’ l’idea della crisi come fenomeno transitorio. Ma nel periodo di crisi molti soffrono e alcuni, pochi, si arricchiscono. La crisi può (speriamo) passare, ma il vuoto che rischia di lasciare come sarà riempito?

  2. la seconda ipotesi e’ che la qualità, anche dei servizi socio-educativi, nasca dalla concorrenza. La realizzazione di questo principio, insieme al taglio dei trasferimenti di risorse agli Enti Locali, mette in moto l’esternalizzazione dei servizi. Il rischio e’ di passare da gare di appalto per singoli servizi a gare di appalto per una serie complessiva di servizi, il global service, a cui partecipano soggetti di grande dimensioni, con il rischio di “schiacciare” le piccole cooperative sociali;

     

Il timore e’ la mancanza di risorse per la manutenzione ordinaria e per la formazione/aggiornamento delle professioni. Il pericolo e’ la riduzione dei costi per il personale, con risposte a basso costo per le gare d’appalto e il rischio di precarizzazione nei servizi socio-educativi. Quali sono le conseguenze?

  • la scomparsa delle piccole e medie imprese cooperative;

  • la dequalificazione del lavoro, a basso costo;

  • la precarizzazione del lavoro, prospettiva disastrosa soprattutto nel lavoro di cura;

  • la mancanza della formazione informale che si realizza lavorando, nello stesso posto e per un tempo lungo.

  1. la terza ipotesi e’ quella di provare a sottrarre i servizi sociali, educativi e culturali alla dipendenza da rette, sussidi e finanziamenti europei.

L’imprenditore creativo che mette la sua professionalità, ad esempio, al servizio di un progetto che coinvolge donne detenute: le borse e i vestiti si vendono bene, e non per beneficienza. La piccola cooperativa che eroga un servizio di noleggio e pulizia di pannolini lavabili impiegando persone con problematiche legate alle tossicodipendenze, raggiungendo obiettivi sociali, educativi, ambientali, ma anche lavorativi e economici. La cooperativa competente che realizza un servizio di call-center sociale per sensibilizzare le imprese profit verso l’inserimento lavorativo di persone in situazione di svantaggio, valorizzando nella realizzazione dello stesso servizio lavoratori con disabilita’.

Queste esperienze indicano una prospettiva, una politica inclusiva che cerca di tenere insieme la risposta ai bisogni di chi ha bisogni, conquistando anche un posto sul mercato grazie al valore economico e non solo sociale dei progetti.

Oggi approviamo il bilancio del Comune di Bologna. Quali proposte per il Sindaco, la Giunta e in particolare l’Assessore al Bilancio Silvia Giannini?

  • scegliere la prospettiva inclusiva, da privilegiare ai localismi, alla comunità chiusa, alla società individualista e divisa;

  • trasferire il carico tributario dalle fasce deboli a quelle ricche e dal reddito al patrimonio. Anche la proposta di destinare le somme recuperate dall’evasione fiscale in favore di servizi sociali, educativi e culturali va in questa direzione e può aiutare a trovare le risorse per finanziare un sistema socio-educativo che spesso viene invece denigrato, per giustificarne i tagli;

  • favorire le piccole imprese che spesso sono in grado di dare risposte innovative, sposando quindi la logica della gara di appalto per un servizio. Come anche favorire l’accesso al credito e prevedere una percentuale del bilancio comunale da destinare alla cooperazione di tipo b. prevedendo la possibilità di clausole sociali e l'affidamento diretto per gli appalti sotto soglia;

  • investire sul welfare di tipo promozionale per permettere alle persone e alla nostra città di fare un passo in avanti, di uscire da una situazione di dipendenza per diventare protagonisti attivi della nostra comunità. Anche il sistema produttivo può avere notevoli benefici da un ambiente dotato di servizi di qualità, in grado di garantire sicurezza e legalità diffusa.

I servizi sociali, educativi e culturali sono una spesa utile. Lavoriamo per un sistema che può e deve comprendere:

  • la qualificazione della spesa: investo per un servizio e la ricaduta e’ sull’intera comunità;

  • operatori competenti: la competenza e’ fatta di stabilità, se vuole rispondere efficacemente al bisogno di qualità della vita di ciascuno e di tutti;

  • la possibilità di “intercettare” i bisogni prima che diventino emergenze: il sistema socio-educativo e culturale può e deve fare in modo che un problema possa diventare risorsa.