Hera cancella le “clausole sociali” per il servizio di raccolta di abiti usati
Hera è ancora una azienda pubblica che risponde al bene comune dei cittadini o risponde solo a logiche private centrate sul profitto?
A giugno 2018, il Consiglio comunale ha approvato un Ordine del giorno per chiedere al Gruppo Hera Spa di valorizzare gli aspetti sociali, ambientali e di qualità nel servizio di raccolta di “abiti usati” della città di Bologna, e per sostenere chi è più debole e senza lavoro. Nonostante la decisione del Consiglio comunale e quella del Consiglio Locale di Bologna dell’Agenzia Atersir di novembre 2018, il Gruppo Hera ha eliminato le “clasuole sociali” dal bando per il servizio di raccolta differenziata di abiti usati e pubbblicato una gara centrata solo sull’offerta economica.
Parliamo di un’esperienza che negli ultimi 5 anni ha dato risultati sociali (impegnava tutti i giorni da ormai 5 anni 23 persone, di cui circa il 70% svantaggiati), ambientali (dal 2012 la raccolta di abiti era aumentata del 50%), economico (il servizio, senza nessun costo per Hera e cittadini, otteneva un compenso aggiuntivo annuo di circa 70mila euro, che venivano investiti in progetti di inclusione). Tra l’altro, la cooperazione sociale di Bologna in questi 5 anni ha investito più di 1ML di euro in cassonetti, automezzi e impianti per dare a Bologna un impianto innovativo (primo in Italia) per trasparenza e tracciabilità.