10 domande al candidato

1. Come mantenere e possibilmente migliorare il servizio scolastico per i nostri figli con le risorse esistenti, anche in rapporto alle scuole paritarie gestite da privati?

Il Comune si occupa soprattutto di Nidi e Materne. Su questi i tre elementi fondamentali sono: le richieste (250 sono quelle inevase per i nidi), la qualità dei servizi erogati, i costi per bambino.
Sulle richieste credo che il posto al nido sia un diritto a Bologna. Per ottenere questo risultato è necessario adottare tutti gli strumenti utilizzabili, tuttavia in primis è il Comune che si deve fare carico della gestione dei nidi, partendo dalla qualità che negli anni è stato in grado di produrre. Solo dopo, chiedere l’intervento dei privati.
Sull’offerta per incontrare i bisogni della domanda: apertura durante i mesi estivi e negli orari di lavoro dei genitori, sussidiarietà con associazioni e altri operatori del territorio senza dimenticare che lo scopo degli asili e delle materne è la socializzazione con gli altri e soprattutto la necessità d’instaurare un rapporto equilibrato e sano con la famiglia. In questo senso ben vengano attività come quelle dei centri gioco, delle sezioni primavera, dei gruppi educativi e dei nidi domiciliari.

 

 

2. Come favorire la necessaria integrazione tra italiani e stranieri di prima, seconda, terza generazione?

Bisogna iniziare dalla scuola e dalla scuola di prima infanzia. E’ un fattore educativo e questa è la mia idea di città educante. L’educazione per l’integrazione. In quest’ottica bisogna delineare la scuola come il centro attorno al quale si muovono i servizi e tutte le altre opportunità per favorire l’integrazione. Per esempio attivare all’interno delle scuole quella che una volta era la “stanza per i genitori” un semplice luogo d’incontro per i genitori, rimodulare i servizi del territorio sulla base delle esigenze che emergono dalla scuola (difficoltà a scuola, povertà, luoghi prescelti dai ragazzi per l’aggregazione, anziani che mettono a disposizione tempo ed esperienza, attività integrative culturali e sportive).
In merito agli stranieri adulti essi vanno trattati esattamente come gli italiani, sia dalla parte dei diritti che da quella dei doveri. Facendoli sentire a casa loro e dando a quelli tra loro che lo vogliono l’opportunità di imparare e partecipare a tutto ciò che Bologna offre. I ragazzi di seconda e terza generazione sono coloro che possono aiutare gli immigrati di prima a diventare pienamente cittadini del nostro paese.
Gli stranieri che vivono a Bologna sono cittadini della mia città mediamente più poveri, che conoscono meno la lingua italiana, che vengono da una cultura diversa da quella che hanno trovato qui. Sono come erano molti italiani qualche decennio fa. Sono e saranno una colonna portante del nostro paese. Sono e saranno sempre più le facce che incontreremo nelle nostre scuole, nei luoghi di lavoro, negli ospedali. Sono qui per restare e quindi non possono essere trattati come ospiti.

3. Come attrarre nella città talenti e capitali e di aiutare lo sviluppo di imprese innovative, per porre le basi per la Bologna del futuro?

Ad oggi un Comune non ha la risorsa della leva fiscale per attirare capitali ma dalla sua ha altri strumenti.
Può snellire la burocrazia e rendere comprensibile il linguaggio della pubblica amministrazione. Può stabilire i paletti che favoriscono le aziende che vogliono investire e disincentivare quelle che vogliono solo speculare. Ha strutture e infrastrutture che non utilizza e che vanno in rovina che possono essere concesse a chi vuol farle funzionare. Ha la possibilità di aprire settori alla concorrenza senza che questo significhi penalizzare i lavoratori. Bologna ha tre assi nella manica:
- L'Università, capace di progetti spin-off che generano occupazione. Non dimentichiamo che il last minute market nasce da un'idea degli studenti, perché non si può fare lo stesso su tutti i settori produttivi? Perché non mettere il Comune al servizio della ricerca con borse di studio, alloggi e facendosi garante per i prestiti bancari sui progetti più innovativi?
- La cultura, intesa anche come ricchezza gastronomica. Lille, Avignone e Liverpool hanno supportato i privati nel settore della cultura ed hanno scoperto che ogni euro investito ne riportava in città dai 15 ai 17. Noi abbiamo musei meravigliosi (dalla Memoria di Ustica al Patrimonio industriale) e non c'è un solo angolo in stazione, all'aeroporto o in fiera in cui vengano promossi in modo adeguato. Bologna è la città di Marconi e non ha un museo della radio e del wifi. Bologna è la patria della Fiera del libro per ragazzi e le biblioteche non hanno i fondi per acquistare nuovi volumi. Troppi ragazzi in età scolare non hanno mai messo piede nella cineteca comunale che pure organizza eventi eccezionali.
- Le conoscenze specializzate. Dalle officine grandi riparazioni delle Ferrovie di Bologna alle sfogline, dalle Officine Rizzoli ai laboratori per la riparazione delle biciclette: Bologna sa ancora fare con le mani e sa insegnare ad usarle, cosa che in Europa oggi è rara. Bologna ha piccole aziende che brevettano macchinari straordinari venduti in tutto il mondo. Queste risorse vanno organizzate in poli produttivi ben serviti da infrastrutture e con tutte le agevolazioni possibili. Chi vuole investire su quel che sappiamo fare meglio riceverà tutti gli onori di casa. Chi vuole speculare costruendo cattedrali nel deserto lo faccia altrove.

4. Come sviluppare concretamente una politica di risparmio energetico per il Comune e per i cittadini?

Permettendo solo nuove costruzioni in Classe A. Semplificando le procedure per gli impianti per la produzione di energia rinnovabile e creando punti di informazione e scambio con i cittadini.
Intervenendo sui consumi del Comune (immobili, auto e impianti) per dare un esempio ai cittadini.
Incentivando interventi per la riqualificazione energetica di palazzi, quartieri, aziende anche attraverso accordi e protocolli creando trasparenza e competizione positiva tra questi.
Creando un bollino comunale di eccellenza nell’uso delle risorse energetiche da dare ai privati migliori.
Ponendo obiettivi chiari di riduzione dei consumi energetici e monitorandone il loro raggiungimento, responsabilizzando ogni pezzo di città rispetto ai loro obiettivi.

5. Quale idea della mobilità cittadina? Che ruolo hanno il Servizio Ferroviario Metropolitano, gli autobus, il Civis, il People Mover, il Metrò, le auto private, i percorsi ciclabili e pedonali? Quali infrastrutture privilegiare, in quali tempi, con quali fondi?

Prima vengono i pedoni, poi le bici, poi il trasporto pubblico, poi i taxi, poi i veicoli leggeri, poi le auto, infine i veicoli pesanti.
Investimenti, decisioni e obiettivi devono seguire queste priorità. In particolare:

  1. Ciò che è già finanziato o addirittura cantierato, con penali onerose in caso di cambiamento, va finito e usato al più presto, senza troppe polemiche e guardando oltre;
  2. L’SFM è fondamentale per una città metropolitana e quindi è la prima priorità in termini di investimenti pubblici;
  3. Il Metrò costa troppo per le finanze di Bologna, non ce lo possiamo permettere;
  4. Il people mover collegherà aeroporto e stazione; è necessario eseguire una verifica definitiva sulla possibilità di utilizzare le linee ferroviarie per consentirne una estensione fino alla fiera, che sarebbe molto utile per completare il sistema di accesso alla città;
  5. Le varie infrastrutture devono “scambiare” i passeggeri tra di loro in modo efficiente;
  6. C’e’ spazio per la competizione con privati nel trasporto pubblico e quindi non deve essere un monopolio ATC;
  7. Il numero dei taxi va ampliato per reggere ai momenti di punta.

6. Chiudere il centro alle auto? Se sì, quando e come?

Il centro di Bologna è molto ampio e complesso: è importante sostituire il più possibile le Zone a Traffico Limitato con aree veramente pedonali e ciclabili, togliendo tutta la segnaletica a terra e verticale e gli altri oggetti pensati solo per la sicurezza delle auto. Dovrebbero rimanere solo le corsie per taxi elettrici, bus elettrici, auto elettriche del car sharing e per i mezzi di soccorso.
Questo cambiamento dovrebbe essere fatto dall’inizio alla fine del mandato, testando problemi e trovando soluzioni mese dopo mese, dialogando in maniera continua con cittadini, imprese e commercianti. I dati sulla qualità della vita e l'aumento di presenze in centro dovrebbero vincere ogni scetticismo e il centro di Bologna potrebbe diventare finalmente un tipico centro città europeo.

7. Quale impegno per la Città Metropolitana?

Il tema della città metropolitana è fondamentale anche in una prospettiva di bilancio del nostro comune: sul nostro territorio insistono con richieste di servizi e con l’uso della città (che determina un costo di manutenzione…) la popolazione dei comuni della c.d. città metropolitana. Questo è un motivo in più che rende di grande attualità il tema della città metropolitana che dovrebbe essere pari a tutto il territorio provinciale.

8. Quali azioni per arrestare il consumo di suolo sul territorio comunale?

Rispondendo ai bisogni dei cittadini Bolognesi attraverso la riqualificazione di aree già edificate invece che costruire su nuove aree. L’andamento demografico della città non richiede più metri cubi ma investimenti nel rendere i metri esistenti maggiormente appetibili perché riqualificati. Il patrimonio immobiliare del comune dovrebbe essere usato traendone il massimo beneficio per i cittadini Bolognesi, il ché può portare a ridiscutere affitti troppo bassi, venderne alcuni, abbattere e ricostruire le case decrepite.
Le ex-aree militari vanno usate a costo zero per il comune contrattando con i privati che vi costruiranno ampie aree dedite al verde e ai servizi pubblici.
L’arresto del consumo di suolo non è però un problema decisivo nel futuro della città se considerata limitatamente al territorio comunale, quanto un problema decisivo per la sostenibilità del territorio metropolitano nel suo insieme: anche da questo punto di vista nella creazione di una istituzione metropolitana efficace si può trovare la soluzione per invertire una tendenza oggi drammatica.

9. Quale azione del Comune a contrasto dell’evasione fiscale?

Usando la legge che da ai comuni il 30% dell’evaso scoperto e investendo in personale e tecnologia tanto quanto sono le entrate fino a che l’evasione sarà un fenomeno debellato da Bologna. Questo è un servizio agli onesti che oggi soffrono di competizione non leale da parte di chi evade più che una maggiore entrata per lo stato o il comune. In particolare gli affitti in nero e l’evasione di commercianti, professionisti e aziende devono essere al centro della azione del Comune. Ogni soldo che rimarrà verrà reinvestito in migliori servizi per i cittadini che affittano con contratti regolari, i commercianti, i professionisti e le aziende oneste. Come? niente di più facile, accordo con l’agenzia delle entrate per incrocio banche dati.

10. Quale livello di servizi alla persona? Quali i progetti per rendere la città più vivibile e “amichevole” per le persone?

L’applicazione delle leggi sono lo strumento fondamentale. Bologna deve ridiventare la città in cui gli italiani sognano di andare a vivere perché: “li si vive bene”. Non deve essere solo un concetto legato alla ricchezza ma ci deve essere una attenzione ai bisogni delle persone. In particolare i giovani e gli anziani non sono solo due categorie a cui erogare servizi ma sono anche persone pronte ad aiutare la città, se viene data loro la possibilità di farlo e viene riconosciuto loro un ruolo attivo. Credo che la migliore risposta sia un patto tra città e cittadini, per ricostruire una comunità educante, liberando le risorse e le competenze che ci sono.